gestire la comunicazione multiculturale
Come gestire la comunicazione in un’azienda multiculturale

Gestire la comunicazione in un contesto di cultura inclusiva in maniera etica e ottimale rappresenta una sfida per moltissime aziende: scopriamo come fare e vediamo qualche consiglio utile.

In un mondo globalizzato le aziende si trovano sempre più spesso a operare in contesti multiculturali. La tematica della diversità nella gestione aziendale ha come punto d’arrivo la creazione e la gestione di team eterogenei, composti da collaboratori di diverse culture. Questo, se da un lato offre un’ampia gamma di prospettive e può arricchire la sfera delle competenze, al tempo stesso presenta anche importanti sfide quando si tratta di gestire la comunicazione interna. Va da sé che affrontare con successo queste sfide è fondamentale per il successo dell’azienda e per la creazione di un ambiente di lavoro inclusivo e collaborativo.

Ma come si gestisce efficacemente la comunicazione in un contesto inclusivo, multiculturale e magari anche internazionale? Come sempre, molto è lasciato alla soggettività e alla sensibilità delle persone, ma ci sono alcune buone idee e tecniche che possiamo usare come base di partenza per avviare un percorso di miglioramento all’interno della nostra realtà. Consideriamo che molto di quanto vedremo vale soprattutto per la comunicazione interna, ma è applicabile anche alla gestione delle nostra strategia di comunicazione.

La comunicazione in un’azienda multiculturale: consigli e strategie

All’interno di un contesto aziendale multiculturale una comunicazione efficace è sicuramente una delle chiavi per il successo. Attraverso l’adozione di strategie che promuovono la consapevolezza culturale, la chiarezza, l’uso di tecnologie adeguate e la gestione attenta dei team, qualsiasi realtà ha la possibilità di creare un ambiente di lavoro inclusivo e altamente collaborativo, fortificando le relazioni professionali fra i membri dei vari team.

La comunicazione interculturale è sicuramente un tema delicato e impegnativo, ma quando viene affrontato con consapevolezza, può portare a risultati davvero sorprendenti: lavorare a fianco di persone che provengono da contesti differenti può essere stimolante, educativo e vantaggioso, portando benefici non solo ai singoli, ma anche all’intera azienda.

Vediamo dunque qualche consiglio utile da poter applicare.

Promuovere la consapevolezza culturale

Partiamo subito da un punto fondamentale, ovvero sviluppare una forte consapevolezza culturale all’interno del team. Questo implica la comprensione delle diverse norme sociali, abitudini comunicative, valori e credenze delle varie culture rappresentate nell’azienda. Organizzare sessioni di formazione e workshop sulla consapevolezza culturale può aiutare i dipendenti a sviluppare una maggiore comprensione reciproca, favorendo l’inclusività a discapito di preconcetti e pregiudizi di qualsiasi natura.

Creare team multiculturali

Costituire team che riuniscano persone provenienti da diverse culture può promuovere la collaborazione e la condivisione di idee innovative. Tuttavia, è essenziale gestire le squadre con attenzione, affinché ogni membro abbia l’opportunità di esprimersi e sentirsi valorizzato. In quest’ottica è fondamentale sviluppare la capacità di risolvere i conflitti del team, sia attraverso l’ascolto dei vari punti di vista, sia organizzando al meglio il lavoro, ma soprattutto promuovendo la cultura della fiducia e facendo sentire tutti i collaboratori valorizzati e importanti.

Adottare una comunicazione chiara e diretta

La comunicazione all’interno di un’azienda multiculturale dovrebbe essere chiara, diretta e concisa. Questo può essere messo in pratica in maniera molto semplice, evitando l’uso di espressioni idiomatiche o un linguaggio troppo specifico, che potrebbero non essere comprensibili per tutti. L’obiettivo è eliminare qualsiasi ambiguità e garantire che tutti abbiano una comprensione comune degli obiettivi aziendali.

Sfruttare il potenziale degli strumenti tecnologici

Le tecnologie di comunicazione moderne offrono una varietà di strumenti che possono agevolare la comunicazione interna in un ambiente multiculturale. Dalle videoconferenze alle piattaforme di messaggistica istantanea, grazie a queste importanti risorse è possibile superare le barriere geografiche e linguistiche, consentendo una comunicazione più rapida ed efficace.

Raccogliere feedback con costanza

Raccogliere regolarmente feedback dai dipendenti riguardo all’efficacia della comunicazione è cruciale. Questo può portare a miglioramenti continui e all’adattamento delle strategie in base alle esigenze di ogni singolo membro del team. I feedback possono essere raccolti in diversi modi, organizzando ad esempio riunioni o call dedicate, ma anche programmando incontri one to one, con la possibilità di entrare maggiormente nei dettagli e approfondire ogni singolo collaboratore.

Raccogliere la sfida della comunicazione multiculturale aziendale

La gestione della comunicazione in un contesto aziendale multiculturale non è solo una sfida, ma anche un’opportunità immensa. La diversità porta con sé una ricchezza di prospettive, idee e competenze che, se gestite correttamente, possono portare a innovazione e crescita. La chiave del successo risiede nella capacità di valorizzare ogni singolo individuo, promuovendo un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso. Attraverso la formazione, la consapevolezza culturale, l’adozione di strumenti tecnologici adeguati e la raccolta costante di feedback, le aziende possono costruire ponti di comunicazione solidi e duraturi. In un mondo sempre più globalizzato, le aziende che abbracciano e promuovono la diversità non solo prospereranno, ma diventeranno anche esempi luminosi di inclusività e collaborazione

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Come sfruttare il potere dell’influencer marketing in modo etico e responsabile

L’influencer marketing è una pratica a cui si affidano tantissime aziende e brand: scopriamo come sfruttare questo importante asset in maniera etica.

L’influencer marketing è diventato uno dei principali strumenti di promozione utilizzati dalle aziende nel contesto della pubblicità digitale e del web marketing. Attraverso gli influencer, i brand hanno la possibilità di raggiungere un vasto pubblico e costruire un legame più autentico con i consumatori.

Tuttavia, dietro questa potente arma di marketing vi è una grande responsabilità: non è un mistero che l’uso scorretto o poco etico dell’influencer marketing possa avere conseguenze negative sia per i brand che l’audience, creando messaggi ingannevoli che possono ritorcersi ai danni dell’immagine dell’intera azienda. Proprio per questo motivo è fondamentale sfruttare il potere dell’influencer marketing in modo etico e responsabile, facendo fede alla trasparenza e all’utilizzo di pratiche corrette. In questo articolo facciamo luce sull’argomento e scopriamo tutto quello che c’è da sapere.

Etica e Influencer Marketing: istruzioni per l’uso

Prima di scendere nei dettagli, va detto che in Italia non esistono ancora regole che vadano a disciplinare il fenomeno degli influencer digitali. Tuttavia, a questo settore trovano comunque applicazione tutte le norme che vanno a regolamentare la pubblicità tradizionale, con un particolare riferimento al Codice di Autodisciplina Pubblicitaria e al Codice del Consumo. Gli obiettivi sono principalmente due: proteggere i consumatori, ovvero i fruitori dei messaggi, e assicurare la correttezza dei rapporti concorrenziali tra imprese.

Alla luce di questa doverosa premessa, vediamo ora qualche punto più specifico per sfruttare le potenzialità dell’influencer marketing in modo corretto ed etico.

Evitare pratiche sleali o pubblicità ingannevoli

Alla luce di questo, anche quando si parla di influencer marketing è importante evitare la creazione di contenuti che possano violare i principi della concorrenza leale, così come la creazione di pratiche commerciali ingannevoli. Altro tema molto delicato è quello della pubblicità negativa che viene veicolata sui social media, ovvero non promuovere contenuti che vadano screditare prodotti o servizi di brand concorrenti.

Puntare sulla trasparenza

Le aziende dovrebbero cercare di creare pubblicità reali e trasparenti. La fiducia dei consumatori è la base di qualsiasi relazione tra influencer, brand e pubblico, pertanto la trasparenza deve essere il pilastro fondamentale di ogni campagna di marketing influencer. Gli influencer, a loro volta, devono essere chiari riguardo alla natura dei loro rapporti con i brand e dichiarare apertamente quando promuovono un prodotto o servizio. I post sponsorizzati dovrebbero essere contrassegnati in modo appropriato, con hashtag quali #adv o #advertising, così che che il pubblico sia pienamente consapevole della natura promozionale del contenuto.

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Cercare influencer in linea con i valori del brand

Per sfruttare a pieno i vantaggi di questo asset, un’azienda dovrebbe collaborare con influencer il cui pubblico si allinea con i valori e l’etica del brand. Le partnership autentiche e coerenti aiutano a costruire un legame più profondo con il pubblico, che si sentirà rappresentato e dunque più incline a scoprire di più. Gli influencer, d’altro canto, dovrebbero essere selettivi riguardo alle collaborazioni, scegliendo prodotti o servizi che riflettano veramente i loro interessi e stili di vita.

La qualità prima di tutto

Spesso si pensa che basti affidare un prodotto in mano a un influencer e che il gioco sia fatto. La realtà è che anche in questo caso la cosa migliore è creare contenuti di qualità, che siano utili, informativi o divertenti, insomma, che in qualche modo arricchiscano il pubblico. Le promozioni devono inoltre essere chiare, realistiche e mostrare i veri benefici del prodotto o del servizio promosso.

Monitorare e valutare l’impatto delle campagne

Infine, non va dimenticata l’analisi a posteriori di una campagna. Sia i brand che gli influencer dovrebbero monitorare attentamente l’impatto delle loro campagne di influencer marketing, misurando l’efficacia delle promozioni attraverso lo studio delle metriche più importanti, come l’engagement rate, i click, le conversioni e così via. Questi dati aiuteranno a ottimizzare le strategie future e a prendere decisioni più efficaci.

Competition e WatchGuard: una collaborazione lunga più di 20 anni

In un ambiente caratterizzato spesso da un grande turnover, ci sono collaborazioni così solide da superare la prova del tempo. Raccontiamo la nostra avventura con WatchGuard.

La collaborazione fra WatchGuard e Competition ha superato i vent’anni: un traguardo importante soprattutto in un ambiente in cui i cambiamenti sono praticamente all’ordine del giorno. Un risultato che in qualche modo andava celebrato. E vista la nostra natura, abbiamo scelto di farlo nel modo più vicino al nostro DNA: con un’intervista a Fabrizio Croce, oggi Vice President Sales South Europe, ma nel 2002 pioniere di WatchGuard in Italia e artefice del successo dell’azienda nel nostro paese. Ecco cosa gli abbiamo chiesto.

In un ambiente in cui il “turnover” è la norma, cosa favorisce la costruzione di legami duraturi?

Prima di tutto è un fatto storico: quando ci siamo conosciuti WatchGuard era una startup e l’avventura di Competition era agli inizi, le due realtà si sono completate. Samanta e Barbara sono sempre state eccezionali. Al di là dei complimenti, ciò che permette ai rapporti di durare nel tempo è la correttezza, il coinvolgimento, la partecipazione: noi non siamo competenti in materia di comunicazione, a volte dobbiamo essere indirizzati e senza dubbio il rapporto di fiducia che c’è tra le nostre due realtà aiuta la collaborazione. Ormai sono 21 anni che collaboriamo e Competition è un’azienda che ha sempre lavorato al top con il massimo dell’attenzione. Anche nei momenti in cui WatchGuard Technologies ha valutato di affidarsi ad agenzie paneuropee, alla fine ha prevalso il legame storico che avevamo con Competition e la capacità di dedicare la giusta attenzione a ogni tipo di cliente, soprattutto oggi che i modelli comunicativi si evolvono e vanno ripensati regolarmente.

Il discorso si sposta poi sul turnover in termini più generali, anche nei confronti dei collaboratori: nonostante il periodo piuttosto critico per il mercato delle competenze IT, infatti, WatchGuard Italia non è in particolare sofferenza. Vediamo perché.

Siamo stati fortunati (e bravi) e abbiamo poco turnover, fondamentalmente per gli stessi motivi per cui dura il rapporto fra WatchGuard e Competition: la comunicazione è aperta e trasparente. La nostra dimensione non è colossale, per cui le opportunità di carriera sono limitate, ma compensiamo questo aspetto con una buona retribuzione e un buon equilibrio fra vita personale e lavorativa. Per esempio, abbiamo sempre lavorato in home office, già da prima del 2020. Abbiamo sempre preferito fidarci delle persone e lavorare per obiettivi. Dal mio punto di vista è la differenza fra “comprare tempo” e richiedere il contributo di un professionista per raggiungere un obiettivo.

Senza fare retorica, è indubbio che il mercato e lo scenario in questi venti anni siano cambiati in modo considerevole: come è evoluto il vostro business per adeguarsi al cambiamento?

Partiamo dagli aspetti legati alla comunicazione: vent’anni fa non c’erano i social, per fare rete si frequentavano le fiere di settore. Oggi è diverso. Per esempio, anche il Roadshow che abbiamo organizzato proprio insieme a Competition quest’anno, non è più il veicolo e non ha più le finalità che avrebbe avuto qualche anno fa. Da un certo punto di vista la passata pandemia ha tolto alle persone la voglia di muoversi per lavoro, una volta preso atto che è più pratico ed economico incontrarsi in digitale. Forse si sta perdendo il rapporto più umano che in Italia e sud Europa era molto importante: bisogna adeguarsi ed evolversi.

Il cambiamento c’è e c’è stato anche nel mondo del business: Cloud e intelligenza artificiale sono le due parole che si sentono più spesso, ma sono solo due casi simbolo di una evoluzione sempre più rapida.

La piccola azienda guarda ancora con sospetto al Cloud. Il mercato della security sta cambiando perché si passa dal Capex all’Opex. Solo così i piccoli rivenditori avranno qualche possibilità di sopravvivere. Le PMI hanno sempre più difficoltà per fare investimenti strutturali, mentre il pagamento di un canone sembra essere più sostenibile. Questo riguarda anche le PMI del settore, il modello basato sui servizi sarà sempre più presente. Non si tratta di una sensazione, lo dicono i numeri: il nostro sistema MSP, basato su un sistema a punti, sta crescendo a tre cifre, proprio perché basato su un modello in cui gli esborsi finanziari sono contenuti e circostanziati.

Secondo quanto ci racconta Fabrizio Croce, la richiesta di servizi gestiti è sempre più articolata: le aziende oggi necessitano, con gli stessi paradigmi, non solo di firewall, antivirus e antispam, ma anche di servizi più avanzati come il monitoraggio della rete e la protezione degli endpoint.

WatchGuard è stata la prima a lanciare un servizio MSP, circa 12 anni fa. Il mercato dei MSP è sempre più efficace perché permette di raggiungere anche la piccola e media impresa, dove diventa sempre più difficile vendere l’hardware.

Un altro cambiamento importante che Fabrizio rileva è un maggiore sensazionalismo nel mercato rispetto al passato.

Per esempio, nel contesto Zero Trust, si fa molta confusione fra concetto e prodotto. Bisogna stare attenti a non perdere il fattore umano: per esempio nel nostro caso disponiamo di un sistema di treath hunting fortemente automatizzato, ma ci sono comunque numerosi interventi umani, in tutti i casi in cui la discrezionalità umana è fondamentale.

Nel cambiamento in corso, la comunicazione che ruolo riveste?

Riveste un ruolo sempre più importante. L’immagine sta diventando sempre più importante anche nella sicurezza: gli attacchi sono sempre più pubblicizzati, serve una strategia di comunicazione e di immagine. In generale la comunicazione avrà sempre un ruolo molto grande ma bisogna capire come evolverla, per esempio chiedendosi: dove si informa maggiormente il nostro potenziale cliente? Sui Social Media? Su Linkedin?
Posta questa domanda bisogna identificare una strategia che ne tenga conto. Per esempio, gli eventi nella maggior parte dei casi sono celebrativi. Non sono più il luogo per fare recruitment e lead generation
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Ricordando che In Italia le relazioni sono ancora importanti, il che ci riporta al tema iniziale: la fiducia reciproca che resiste a ogni tipo di cambiamento.

La comunicazione cambia, bisogna ripensare a come raggiungere sia i clienti sia potenziali nuovi lead. La strategia social è senza dubbio importante, ma bisogna avere ben chiaro quale è il reale obiettivo: gli eventi, per esempio, non si usano più per fare nuovo business, ma come strumento di fidelizzazione. Nella nostra esperienza questo è fondamentale: gli utenti finali non richiedono quasi mai un prodotto specifico, per esempio il nostro, ma un servizio: per questo motivo la fidelizzazione del canale è importantissima.

Quali sono stati i passaggi più epocali di questi quindici anni? Quanto è stato importante comunicarli?

Sicuramente un cambio epocale si è verificato nel 2010 con il concretizzarsi delle minacce zero day. Nel giro di pochissimo tempo, i sistemi tradizionali non servivano più. Ci siamo spostati su sistemi più proattivi, perché gli zero day sono preminenti. Comunicare che un firewall di vecchia concezione non serviva più a nulla è stato fondamentale per spiegare al nostro mercato cosa stava succedendo.

Cosa prevedete per i vostri prossimi venti anni in Italia?

Sicuramente i servizi e i prodotti saranno sempre più dematerializzati nel Cloud e sempre più con un approccio As a Service. Al momento è ancora prematuro ma si tratta di un trend ormai consolidato. Per esempio, oggi anche la protezione degli endpoint si fa attraverso una sola interfaccia nel Cloud.

Se ci pensiamo, c’è un parallelo fra quanto accade fra noi difensori e il “mercato” degli attaccanti: oggi esistono ransomware as a service che semplificano di molto la capacità di attacco rispetto alla difficoltà di bloccarli. Dovremo essere capaci di seguire la stessa evoluzione, anche se per ora email e phishing, e in generale attività basate sull’ingegneria sociale svolgono ancora un ruolo di primo piano e, di conseguenza, anche in presenza di una buona difesa tecnologica, il fattore umano rimane fondamentale. Dal mio punto di vista, comunque, non arriveremo mai al 100% di automazione e le persone rimarranno fondamentali.

Uno sguardo al futuro

Costruire rapporti professionali duraturi come quello fra WatchGuard e Competition offre grandi opportunità di crescita, professionale ma soprattutto personale. Permette di guardare al futuro con una progettualità diversa, che esce dalla logica mordi e fuggi che spesso oggi caratterizza le attività di marketing e comunicazione. Con tutti i vantaggi che le strategie a lungo termine portano con loro e che, in un mercato sempre più frenetico, sono sempre più rari e preziosi.

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Come misurare l’efficacia delle strategie di comunicazione e di marketing

Una strategia di comunicazione non è niente se non viene affiancata a una corretta misurazione dei dati: scopriamo come fare e quali sono i vantaggi di un’analisi costante nel tempo.

Le buone strategie di comunicazione sono la base di qualsiasi attività di marketing online e offline. Prima di programmare attività, che queste siano la pubblicazione di contenuti, il lancio di campagne o la creazione di un format sul blog o DEM, vi è sempre una fase precedente di brain-storming dove è necessario mettere a punto una strategia vincente e adatta al brand di riferimento. Questo è possibile tramite operazioni come analisi di mercato, studio del target, dei competitor e della nostra audience, al fine di raccogliere dati sufficienti per supportare le varie azioni di marketing.

Tuttavia, anche se spesso ce ne si dimentica, i dati non sono fondamentali soltanto prima, ma anche dopo la messa in atto delle strategie. Per questo, l’unico modo per capire se una strategia ha avuto l’effetto desiderato, è fondamentale operare una misurazione dei dati anche in seguito a una specifica attività.

Nell’articolo di oggi scopriamo perché è importante fare analisi e come si fa a misurare l’efficacia delle strategie di comunicazione.

Perché è importante misurare i risultati delle strategie di comunicazione

Misurare i risultati delle strategie di comunicazione e di marketing è fondamentale per valutare l’efficacia delle azioni messe in atto e per prendere decisioni ponderate per il futuro. Senza una misurazione adeguata, diventa difficile comprendere se le strategie adottate stanno raggiungendo gli obiettivi prefissati e se stanno generando un ritorno sull’investimento.  L’importanza di questa valutazione si amplifica ulteriormente se parliamo di marketing digitale, in cui ogni azione degli utenti può essere tracciata e analizzata in maniera molto dettagliata.

Facciamo un esempio concreto: si sono lanciate le prime campagne per generare traffico qualificato su un sito web. Analizzando il comportamento degli utenti, sarà possibile capire in ogni touch point del nostro tunnel l’efficacia della strategia. Un CTR basso (tasso di click) vorrebbe poter significare che le creatività non sono efficaci, mentre invece un CTR alto ma un alto tasso di frequenza di rimbalzo (ovvero un’alta percentuale di persone che lasciano subito il nostro sito web) potrebbe voler dire che si sta sbagliando la targettizazione del pubblico, o in altre parole, che si sta portando traffico non qualificato sul sito.

Insomma, ogni dato nel marketing è parlante: ciò che è fondamentale è saperlo analizzare e contestualizzare, con un’analisi che porti ad azioni mirate volte a ottimizzare, migliorare o stabilizzare le attività di marketing.

Come misurare i risultati

Alla luce di ciò, diventa imprescindibile utilizzare strumenti e metriche adeguate per misurare l’efficacia delle strategie adottate, come ad esempio l‘analisi dei dati di traffico sul sito web, le conversioni, l’engagement sui social media e le vendite generate. Solo attraverso una valutazione accurata dei risultati sarà possibile adattare le strategie e massimizzare il successo delle azioni di comunicazione e marketing.

Insomma, misurare i risultati può sembrare difficile, vista la quantità di dati che si possono trovare online. La cosa importante è sapere analizzare i dati in base all’obiettivo. Anche qui, ci aiuta fare un esempio concreto: se si sta lavorando su un eCommerce e l’obiettivo è vendere, sicuramente alla fine di ogni mese sarà fondamentale analizzare il ROAS, ovvero il ritorno sull’investimento, e a seguire il tasso di conversione dello shop, il numero di clienti ricorrenti, il carrello medio e altri parametri importanti per un negozio online.

Una volta fatto, è importante che il team marketing o i professionisti dedicati sappiano prendere azioni consequenziali alle analisi. Se ad esempio il Conversion Rate è basso, significa che l’eCommerce non performa e che magari bisognerà agire sull’UX del sito o della scheda prodotto. Se invece il carrello medio è troppo basso, occorrerà invece lavorare su pagine di bump offer, su azioni di cross-sell e up-sell, sfruttando magari canali di email marketing o adv sulle liste clienti.

Insomma, l’analisi dei dati può sembrare un territorio ostile, ma in realtà basta sapersi focalizzare sui dati giusti, imparare a leggerli correttamente e saper prendere decisioni per migliorare in futuro. Con un’analisi costante e il supporto di un’agenzia di marketing, sarà dunque possibile monitorare i miglioramenti o le fasi di calo del business, avendo sempre sotto controllo le strategie giuste da applicare al fine di una crescita costante nel tempo.

Gestione social network smartphone
Social media marketing: come scegliere i canali giusti per la propria azienda

Pubblicizzare la propria azienda sui social è una strategia vincente, ma al tempo stesso occorre puntare sui giusti canali. Scopriamo come fare in questa pratica guida.

Negli ultimi anni è sotto la luce del sole quanto sia diventato importante per un brand costruire la propria presenza sulle piattaforme social. L’importanza del social media marketing per le aziende è cresciuta in maniera esponenziale e oggi questi canali digitali offrono un’opportunità imperdibile per raggiungere il proprio pubblico di riferimento e promuovere prodotti o servizi in modo efficace.

Tuttavia sono tante le piattaforme disponibili, per questo è fondamentale operare una selezione oculata dei canali giusti dove comunicare la propria azienda. Come vedremo, infatti, a cambiare non sono soltanto i format di pubblicazione, ma anche il pubblico che utilizza le piattaforme. In questo articolo esploreremo l’importanza di scegliere i social media appropriati e forniremo alcuni utili consigli su come individuare quelli più adatti alle esigenze della propria attività.

Social media: perché fare selezione

I social media rappresentano una vera e propria giungla digitale, con una miriade di piattaforme tra cui scegliere. Ma il mantra per orientarsi è che non tutte sono adatte a tutti. Piuttosto che pianificare fitte pubblicazioni di contenuti su tutti i canali, disperdendo le energie e risentendone anche in termini di qualità, è meglio invece fare una selezione accurata, concentrare le risorse e ottenere risultati concreti.

Questo perché, come anticipato, ogni canale ha le proprie caratteristiche uniche, il proprio pubblico di riferimento e le proprie peculiarità. Ad esempio, Instagram potrebbe essere ideale per un’azienda che vuole promuovere prodotti visualmente accattivanti e coinvolgere un pubblico giovane, mentre LinkedIn è sicuramente più adatto per un’azienda che si rivolge a professionisti e desidera creare una rete di contatti nel mondo degli affari. Insomma, comprendere il pubblico di ogni piattaforma e le sue abitudini di utilizzo è cruciale al fine di selezionare i canali più appropriati per la propria azienda.

Oltre al pubblico, poi, va considerato il formato dei contenuti: YouTube, ad esempio, richiede la forma video, mentre LinkedIn è ideale per pubblicazioni di studi, articoli o condividere importanti risultati. Instagram, Facebook e TikTok, invece, sono meno verticali e includono contenuti di vario tipo, dalle immagini ai video, dai Reel allo shop, e così via.

Come scegliere i canali giusti?

Per scegliere i canali social più adatti all’azienda in questione, è importante prendere in considerazione diversi fattori chiave. In primis, bisogna cominciare dall’analisi del proprio pubblico di riferimento. Le domande da porsi sono svariate: «Chi sono i miei clienti ideali?», «Quali sono i loro interessi, le loro abitudini online e le piattaforme che utilizzano di più?», «Quale linguaggio utilizzano online?». Effettuare una ricerca di mercato accurata fornirà preziose informazioni per individuare i canali che hanno la più alta concentrazione di potenziali clienti, utile per creare un piano strategico.

Un altro aspetto importante da considerare è la natura del proprio business e il tipo di contenuto che si desidera condividere. Se l’azienda si concentra su immagini e design, è bene puntare su piattaforme come Instagram e Pinterest per mostrare i propri prodotti in modo accattivante. Al contrario, se l’obiettivo è condividere informazioni e contenuti più professionali, si potrebbero preferire piattaforme come LinkedIn e Twitter.

Gestione Social Media

Alcuni social media offrono strumenti avanzati di targeting pubblicitario, mentre altri sono più adatti per creare un dialogo diretto con i clienti attraverso i commenti o le chat. in definitiva, dunque, è importante scegliere i canali che offrono le funzionalità di cui si ha bisogno per raggiungere i propri obiettivi aziendali.

Si va in scena!

Una volta individuati i social su cui si vuole puntare, è il momento di creare un piano editoriale e programmare la pubblicazione dei contenuti. Una cosa importante è che va ricordato che una piattaforma non esclude l’altra. Facciamo un esempio concreto: un’azienda edile potrebbe sfruttare Instagram e LinkedIn, magari pubblicando sul primo contenuti visivi accattivanti, Reel che mostrano video delle proprie realizzazioni o format più leggeri e fruibili, ma al tempo stesso creare un Ped ad hoc per LinkedIn focalizzato sulle news del settore, argomenti di approfondimento o news dal proprio blog aziendale.

Una strategia social, in definitiva, passa sempre dalla scelta dei migliori canali digitali, che devono essere allineati con la natura del brand e dei contenuti che propone, ma soprattutto, dare la possibilità all’azienda di comunicare con un pubblico in target e potenzialmente interessato a conoscere la realtà.

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Costruire una Brand Identity forte: dai valori alla grafica

La Brand Identity è l’anima del marchio ed è composta da diversi elementi: dai valori alla grafica, passando per il tone of voice e i contenuti, scopriamo come fare per costruirla

Spesso nel mondo del marketing si sente parlare di Brand Identity, ovvero il modo in cui l’azienda di presenta al proprio pubblico. Ogni brand, qualsiasi sia il suo posizionamento nel mercato, il settore di riferimento o il tipo di prodotto o servizio che offre, ha bisogno di avere una sua identità. Questa è composta da numerosi elementi che, tutti insieme, vanno a formarla: non stiamo parlando solo ed esclusivamente di componenti grafiche, come logo, colori, sito web e così via, ma anche dei valori del marchio, della sua mission, della sua vision, del modo di comunicare e del suo tone of voice.

Come fare, dunque, a lavorare su tutti questi elementi e a creare una brand identity forte, che faccia in modo che un’azienda sia riconoscibile dal suo target? Lo scopriamo in questo articolo di approfondimento.

Che cos’è la Brand Identity e perché è importante

Prima di tutto, occorre distinguere bene il concetto di Brand Identity da quello da Brand Image. Se quest’ultima comprende solo tutti gli elementi che sono visibili al consumatore, ed è dunque come appare il marchio agli occhi del proprio pubblico, la Brand Identity è invece un concetto più ampio, una serie di associazioni uniche che vengono legate al brand. Questa dunque comprende non solo elementi fisici e visivi (come logo, design, packaging, colori eccetera) ma anche la personalità del marchio, la sua cultura di riferimento, i suoi valori, il modo che ha di relazionarsi con i propri clienti e così via.

Lavorare sulla propria Brand Identity, dunque, non serve soltanto a proiettare agli occhi dei consumatori una corretta immagine del marchio, ma ha anche un’importanza per l’azienda stessa, rendendo chiaro a tutti i team interni gli obiettivi, i metodi comunicativi, i valori e una serie di altri fattori che agevoleranno il lavoro di tutte le risorse coinvolte.

Come costruire una Brand Identity forte

Ora che sappiamo riconoscere che cos’è una Brand Identity, vediamo quali sono gli step necessari da affrontare per costruirne una forte e riconoscibile, che renda il marchio unico agli occhi del consumatore.

Il naming

Tutto parte dal nome. Il primo step è sicuramente decidere quale sarà il nome del marchio, una scelta non semplice e che già può comunicare in maniera importante e diretta chi siamo e che cosa vogliamo dire ai clienti. È fondamentale, dunque, scegliere un nome che rappresenti al meglio l’azienda, non solo dal punto di vista semantico, ma anche fonetico.

Creare un brand manifesto

Una volta definito il nome, occorrerà redigere un brand manifesto. Questo non è altro che la dichiarazione dei valori, della mission, della vision e della reason why del brand ed è fondamentale chiarirla non solo al pubblico, ma anche a tutti coloro che fanno parte dell’azienda stessa. «Cosa ci rende unici?», «Perché esistiamo?», «Qual è il nostro obiettivo?»

«Cosa facciamo ogni giorno per raggiungerlo?», «Qual è la nostra visione del mondo?»: queste sono le domande da cui partire per creare un Brand Manifesto forte, autentico e unico.

Costruire un’identità visiva

Si sa, anche l’occhio vuole la sua parte. Per questo occorrerà poi dedicare molto effort alla parte di identità visiva: il logo, i colori, il font, il sito web e le grafiche dovranno essere frutto di un’identità coordinata, che sia facilmente riconoscibile.

Il tone of voice e i contenuti

Per tutte le attività di comunicazione, occorrerà poi stabilire delle linee guida del brand. Queste possono derivare anche da uno studio del target: ad esempio, un brand che si rivolge a giovani studenti parlerà in maniera diversa da un’azienda che propone soluzioni aziendali efficaci, così come un marchio di scarpe da Tennis sarà differente da uno che si occupa di gioielli di lusso. Definire il tone of voice, ovvero il modo in cui parla un brand, parte dunque dalla definizione del proprio pubblico. Da qui, poi, occorrerà sviluppare piani editoriali, campagne, email e tutta una serie di attività di marketing che siano in linea con il tone of voice scelto.