User experience digital marketing 1
Google ci prepara a un advertising più attento alla privacy

Oggi il mondo dell’advertising online si basa in gran parte su quelli che vengono chiamati Cookie di terze parti. Ma il futuro potrebbe essere diverso.

Anche chi non si occupa degli aspetti tecnici del marketing probabilmente conosce, almeno nella sua applicazione, il funzionamento dei cookie di terze parti. In pratica sono quegli strumenti per cui, una volta effettuato un acquisto o una ricerca, buona parte della nostra pubblicità online verterà su quel prodotto. Anche se si tratta di dati teoricamente anonimi, il livello di profilazione raggiunto da questi strumenti di advertising è tale da creare più di una preoccupazione sulla privacy.

Preoccupazioni evidentemente giustificate se anche Google, che attraverso la sua rete di annunci raccoglie una parte più che significativa dei ricavi derivanti da annunci online, ha deciso che il suo browser Chrome smetterà di supportare i cookie di terze parti.

Fortunatamente, tuttavia, non si tratterà di uno “tsunami”. Prima di tutto perché se ne parla già da più di un anno, e con ogni probabilità ci vorranno ancora diversi mesi per vedere iniziare davvero questa transizione. E poi perché Google, senza dubbio anche per una questione di interessi economici, sta facendo molto per garantire che gli attuali strumenti di marketing conservino la loro efficacia.

User experience digital marketing 2

L’advertising del futuro sarà più etico

Per chi fosse interessato, tutto il progetto, soprattutto in termini di visione, è spiegato in modo molto chiaro sul sito ufficiale dell’iniziativa, chiamata Privacy Sandbox, che Google ha lanciato proprio per creare un punto di contatto fra tutte le aziende del settore. Al momento il progetto riguarda il solo Google Chrome, ma viste le quote di mercato che questo detiene e il numero sempre più elevato di browser basati su Chromium, non è difficile immaginare come tutti gli altri seguiranno a breve.

Per semplificare, possiamo dire che questo progetto ha due cardini fondamentali: ridurre i rischi per la privacy delle persone e i possibili tentativi di frode, ma garantire la profittabilità dei siti che proprio sull’advertising basano il loro modello di business.

Insomma, sulla carta si tratta di una visione più che positiva, dal momento che gli unici “tagliati fuori” dovrebbero essere i siti e le realtà che fanno uso di tecniche illecite o quantomeno borderline. 

Tuttavia, il mondo dell’advertising è, legittimamente, in pensiero per l’evolvere del mondo della pubblicità online che, verosimilmente, richiederà agli addetti ai lavori quantomeno una modifica nelle proprie abitudini e nei flussi di lavoro.

illustrazione Gestione social network

Supporto continuo

Sapendo che, in ogni caso la roadmap attuale vede nel 2023 la prima linea di demarcazione, quindi non proprio dietro l’angolo, Google si sta spendendo molto, attraverso le sue risorse, per fare formazione, anche a livello molto pratico, su quello che sarà il futuro dell’advertising. Per esempio un post comparso di recente sulla versione inglese di Think With Google, offre tre spunti molto interessanti per le aziende che vogliono iniziare a prepararsi alla transizione. Li riportiamo brevemente, a vantaggio del pubblico italiano.

Prima di tutto, raccogliamo direttamente i dati di prima mano: indirizzi di posta elettronica, cronologie degli acquisti, contatti e così via, sono dati perfettamente in linea con il futuro dell’advertising, dal momento che saranno gli utenti stessi a fornirci il consenso per poterli trattare all’interno delle nostre piattaforme.

Poi misuriamo al meglio i dati in nostro possesso: misurazioni e analisi, spesso sottovalutate, costituiscono lo strumento migliore per misurare e correggere l’efficacia delle campagne. 

Infine, utilizziamo l’automazione: spesso l’uso dei dati di terze parti non è altro che una “scorciatoia” alternativa alle analisi realizzate internamente. Oggi tuttavia ci sono strumenti estremamente evoluti e alla portata di tutti, per esempio basati sull’intelligenza artificiale, che permettono di realizzare analisi estremamente accurate in una frazione del tempo.

In qualche modo, le informazioni che provengono da Google sono rassicuranti: in fondo si tratta di buone pratiche che nella maggior parte dei casi sono già consigliabili per qualsiasi strategia di digital marketing, con qualche piccolo adattamento.  

Attese telefoniche
Google cambia anche le attese telefoniche: ci pensa lo smartphone

Ammettiamolo: le attese telefoniche sono probabilmente uno dei peggiori elementi del customer journey. Google ha elaborato un sistema per evitarle.

Nessuno ama le attese telefoniche, soprattutto se sono molto prolungate. Ma facendone una questione più strategica, un’azienda che costringe un utente a lunghe attese al telefono trasmette un messaggio molto preciso in merito all’attenzione che dedica ai propri clienti.

Google potrebbe cambiare per sempre questa esperienza. La notizia per il momento riguarda il mercato statunitense, in cui il colosso offre un numero di servizi ancora maggiore, ma pensiamo che valga la pena di riportarla perché si tratta di una lezione decisamente interessante.

Le attese telefoniche? Le fa lo smartphone per noi grazie all’intelligenza artificiale

Come abbiamo detto, al momento la notizia riguarda gli Stati Uniti dove, secondo il post ufficiale apparso su The Keyword, le persone spendono dieci milioni di ore all’anno in attese telefoniche. Nella versione più recente della App Telefono Google, è presente una funzione nuova chiamata Hold for me, letteralmente Aspetta per me.

Il meccanismo è semplice: attivandola, l’assistente Google attenderà in linea al posto nostro avvisandoci attraverso una notifica, la vibrazione o lo squillo quando qualcuno è in linea e pronto ad ascoltarci. Insomma, suona come un addio definitivo alle attese a base di vivavoce, musichette snervanti e messaggi ripetuti.

Al momento la funzione è distribuita in modo sperimentale solo negli Stati Uniti e solo sugli smartphone Pixel 5 e Pixel 4a, ma ha già raccolto interesse in tutto il mondo, proprio perché potrebbe cambiare il modo con cui le persone potrebbero rapportarsi alle attese telefoniche, ma anche come le aziende dovranno rapportarsi agli utenti.

Perché si tratta di una novità rilevante?

Abbiamo scelto di parlare di una novità apparentemente distante dal mercato italiano prima di tutto perché spesso Google è imprevedibile in merito alla distribuzione, e questo servizio potrebbe non arrivare mai o raggiungere i nostri smartphone molto presto. Ma soprattutto, perché le implicazioni potrebbero essere interessanti.

I tempi di attesa (per gli altri) potrebbero aumentare

La prima è di carattere meramente operativo, per le aziende che hanno servizi clienti che prevedono tempi di attesa. Se oggi un certo numero di utenti infatti sceglie di chiamare solo in casi di estrema necessità, proprio perché non ama le attese, domani lo scenario potrebbe cambiare. Sapendo che dell’attesa si occupa l’Assistente Google infatti, più utenti potrebbero riversarsi sui centralini. Allungando i tempi di attesa per gli altri utenti e soprattutto invalidando la “strategia” basata sul disincentivare le chiamate allungando i tempi di attesa. E proprio legato a questo, troviamo la seconda e più importante implicazione, che è quasi una lezione.

evitare attese telefoniche

I servizi insoddisfacenti generano opportunità e nuovi spazi di mercato

Una lezione praticamente da manuale: l’assenza di un servizio, o un disservizio, generano opportunità e spazi di mercato, che altri possono cogliere, offrendo un servizio migliore o addirittura un mercato completamente nuovo.

Ecco perché la nostra attenzione deve concentrarsi sull’esperienza utente. Perché una forma di insoddisfazione inevitabile oggi, domani potrebbe essere un’opportunità di business (o di consolidamento, in questo caso) per chiunque sia più pronto a cogliere la reale esigenza dell’utente o del cliente e offrire a sua volta un servizio migliore oppure completamente nuovo.

Ecco perché, a partire dal marketing fino ad arrivare al servizio post vendita, passando per le eventuali attività di accounting e assistenza, è indispensabile che la nostra strategia preveda una analisi oggettiva e funzionale delle possibili criticità. Ma soprattutto, che non trascuri nessuno degli aspetti del customer journey e crei insoddisfazione nei nostri utenti.

Semplicemente perché utenti e clienti oggi hanno numerose alternative, e anche dove queste non sono presenti, potrebbero nascere e avere successo rapidamente.

Presenza Digitale
Google rilancia l’impresa locale con i servizi gratuiti di Google Shopping

In un post comparso su Google Italy Blog il popolare motore di ricerca annuncia un piano per favorire la presenza digitale delle imprese locali. 

Il tessuto imprenditoriale italiano ha alcune specificità. Molte positive, alcune migliorabili. Fra quelle che si possono migliorare senza dubbio c’è la capacità di costruire una presenza digitale, in particolare per le piccole e medie imprese. In questo contesto, la scelta di Google di contribuire al rilancio della piattaforma Google Shopping in forma gratuita risulta particolarmente benvenuta.

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